28/04/13
Rapsodia salseña
28/04/13
Comandante compañero
oramai sei su muri e su magliette
certo ti vanno un po' strette tutti questi slogan e
questa celebrità.
Vedessi ora la tua città
sempre in lotta con il mare che si disfa e si rifà
a ogni onda
a ogni risveglio
sempre fiera e colorata, diroccata
cade a pezzi come scheletro che balla
e perde ossa sulla pista di una salsa
passa un cane e li riporta e si rimonta
dopo ogni giravolta sensuale.
C'è sempre quest'odore di salsedine e di rum
c'è sempre tra le case e in mezzo ai campi
uno spirito che vaga: sei tu
comandante compañero? O sono io?
Alla ricerca dei miei sogni, di ideali da salvare,
di racconti da scoprire tra le rughe di quel vecchio
che sull'uscio gioca a domino o agli scacchi.
C'è un odore di tabacco, un sentore trasparente,
un respiro fatiscente ed affannoso, il sorriso
di un bambino che gioioso corre al mare.
Fra quei monti ho faticato, ho inseguito il tuo passato
ed il presente mi sfuggiva a ogni lato, a ogni ballo.
Tutti dicon che capire non si può
se nel mito non sei nato, che ora fiaba un po' sgualcita
si dispiega alla deriva dentro a un mondo sempre ostile.
Ed io mi chiedo, come fanno a aver paura?
C'è la lotta quotidiana, chi la fa con la sottana o col machete,
chi ci crede e chi si astiene. Chi si oppone e però
un po' si scompone se gli chiedi di spiegarti.
C'era odore di cantina, c'era luce cristallina che guizzava
sopra il mare dei Caraibi, c'era musica nel sangue di mulatta
che volteggia passo passo, come un mantra ti tratteggia
il tuo futuro tanto che non vedi più oltre quel ballo
come Ulisse senza cera nelle orecchie.
C'era fumo nel locale, c'era nebbia tra le piante di banano.
C'era un'auto parcheggiata da cent'anni e un anno dopo
è ancora là, come vecchia che di morte non ne vuol sentir parlare.
Quando ho visto quei tuoi fianchi dondolare mi son chiesto
come ho fatto ha immaginare la mia vita prima di passar di qua.
Comandante compañero, non ti so proprio spiegare quello che non so
capire e raccontare. Tra le nuvole grigiastre di un Cohiba
senti odore di romanzo verosimile, ma tu forse già sapevi.
Quel tuo amico è ancora lì, ma cos'altro sia rimasto non lo so,
nelle foto, i manifesti, dentro ai cuori degli onesti.
Le puttane che ogni sera si nascondono in penombre affusolate,
i pescatori, i monumenti, le adunate.
C'era un rio, ch'era dolce come il miele e le sue acque
ti rimangono attaccatte sulla pelle è un melenso sortilegio.
E, comandante compañero, io davvero non so dire cosa sia,
ma ad ogni passo sulla terra che il tuo passo ha liberato
sono sempre prigioniero un po' di più di questa vecchia meretrice
che sdentata mi sorride malinconica ed è bellissima e innamorata.
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