01/10/10

Piano scordato

01/10/10
C'era un pianoforte, in mezzo alla stanza.
L'ho scordato e non ricordo più come si fa, non so più suonare.
E tu? Ricordi quel vago odore di muffa dolciastra che torturava il tuo naso sempre freddo?
In fondo è lo stesso odore che fa la sabbia in riva al mare, qualche minuto appena, dopo il temporale.

Sei caduto in piedi anche tu, come loro? O, simile a me, ti ritrovi appallottolato ad attendere il mistral che ci scorterà, lentamente, nell'aldilà?

Ci fu un periodo, non molto lontano in cui vagavo, vagavamo, svagati tra i comdomini di piazza dei fiori e ai concerti alle feste dell'unità si sa
che c'era allora attesa spasmodica di un dì da scoprire e aprivamo i nostri giorni
bambini a natale scenario usuale soltanto
una volta all'anno e ci siamo giocati, ogni giorno, i regali di sempre.
Ci resta una scatola vuota e nastri e cartacce colorate da riciclare in nome del mondo futuro
più bello e pulito
punito.

Io non ho mai avuto un albergo in parco della vittoria. Riempivo di case i miei vicoli e dei soldi guardavo il colore.

Com'è che mi trovo a parlare un istante di pioggia, un istante di mare, un istante di muffa di morte di giochi di andare?
Non so cosa lega le cose. Me a te. Il mare al vento, alla luna, alla sabbia.
Accendiamo tutte le luci di notte e facciamoci bombardare perchè non si può stare qui ad osservare sfilate di corpi feriti e fangosi annusando l'odore di chiuso e ad ascoltare il piano scordato e il respiro del ragno che vive con noi.