03/01/11

Rapsodia ferroviaria

03/01/11
C'era la luce scintillante della Neva nei tuoi occhi
c'eran salotti e ristoranti per scaldarci
ed alcove incandescenti per amarci
pellegrini sulle orme di Raskolnikov
oh compagno Feodor che cantasti dei nostri viaggi e miserie già
secoli fa.

E poi lui che aspettava imbalsamato ed abbracciò la mia solitudine fredda
di una notte con le dita congelate nella piazza
ed io scrivevo a un'ombra che era lì come sempre e mi danzava attorno.
C'erano grigio e cemento
c'erano sangue e lamento risuonante
nel rimbombo scalpicciare di albe e sol levanti
e sogni ritardatari che ti svegli ed è già tardi.
E ferro e legno ed il suono delle traversine che fa
tu tun tu tun
tu tun tu tun
tu tun tu tun
che mi culla e mi sorveglia che mi dondola i pensieri e che attorciglia
le budella del fragore che fa
avvertire la distanza nei chilometri che passano e allontanano e avvicinano.
Come anime incastrate in un pacco di sardine
di lamiera e luce il serpente che va e nel nulla non perde la strada
il binario rimbomba e il mio cuore galleggia e fa
tu tun
tu tun.

Ferrovetro e cemento si innalzano
è un Moloch che è fatto di sogni e li inghiotte e li mastica
è fatto di sangue e di fango che riempie i letti dei fiumi più lunghi del mondo
Volga Yenisey Amur Ussuri
arterie malate che nebbiano e girano in tondo.
Ed ora che è nell'aldilà che gli resta? Soltanto un buio ed un treno normale che va
sempre dritto e non ferma non si fermerà a raccogliere i sogni
di taighe malate di gelo
un Moloch ancor più crudele che ignora
doni e fedeli calpesta con passo pesante che fa
tu tun
tu tun.

Ed io.
Nel mezzo del nulla del freddo e del ghiaccio
mi affido ai ricordi lontani che tornano a passo di marcia portati dal vento nel vento leggeri
i pensieri non pesano e quelle che vedi son lacrime che stavano là ad aspettami
da troppo e quassù fra le rocce che furon di amanti e sciamani
mi tornano insieme alle voci lasciate a metà
e mi avvolgono grandine e vento e gli devo sfuggire nella barca insabbiata di un'epoca fa.
Nel buio della camminata notturna
ubriaco di vodka e di cielo
non voglio morire è il mio solo pensiero e il mio rito si concluderà
nel sudario del letto il sudore che sgorga abbandona le mie impurità
i conti in sospeso li ho chiusi e dormo nel caldo pensiero di rossa coperta
il tuo viso mi guarda e il mio cuore risponde col suono che ami e che fa
tu tun
tu tun.

Quante vite ho vissuto ogni viaggio
la bolla che dentro il vagone ti avvolge è un pianeta che caldo attraversa le sponde ghiacciate
d'immobili fiumi nel sonno di un bianco nitore
che ammorba e rilassa e ipnotizza e mi salva
il mio amico Roman
che mi pizzica e gioca con me
ed anche se non ci capiamo sa tutto di me e perciò mi tormenta non mi lascia stare
non lascia che il treno mi porti con sè dentro il limbo di anime andate
nel tempo che batte e che fa
tu tun
tu tun.

E poi statue rivolte al futuro e deserti e guardie
e odore di pesce e di smog
di sudore dei freni
del ghiaccio e del the
e rifiuti coperti da fango e da nuovi grattacieli colorati
armati di tutto punto in posa per i giapponesi nemici di un tempo che fu
i monumenti che inneggiano ai morti ed il sangue che ancora non secca
sparisce ogni ombra passata alla luce dei flash
modernità apotropaica che tutto ricopre e guarisce
e soltanto chi resta nel buio capisce che forma e colore non sono gli stessi
ma inganno e dolore son sempre più grossi.

E qui
c'è tutta l'acqua del mondo e tutto il buio
e il dolore e la vodka ed il chiasso ed i sogni irradiati da qua
e la morte sepolta a migliaia nel fango ghiacciato che guardo
non è altro che il mondo che va e che osserva ma sempre
al caldo e dietro al finestrino.
C'è un gioco e c'è un bambino
e c'è un sogno cullato tu tun
che riscatta il mio culo immobile e sazio
e mi porta leggiadro cadendo tu tun
più leggero a salpare dal molo
a solcare la baia del Corno
a tornare da te che mi aspetti
invecchiato cent'anni
cent'anni di storia e memoria
pellegrino di sogni speranze e ricordi
conquistato il far est
vita mia tu m'accogli
e raccogli i miei sogni ed li culli al suono del treno che a casa mi porta e che fa
tu tun
tu tun.