03/01/11

Rapsodia tanghera

03/01/11
Sta nel titolo, la tristezza del mondo
e tu, coi tuoi passi,
puoi solo declinarla
in nostalgia.
Gelosia di un domani all'oscuro
sicuro sparire scendendo dal bus
dove vai nella notte
lo sai solo tu.

Argentina suonava
la voce nel canto dei ghiacci
che rompono e urlano e tuffano e nuotano
a sud
a sud
sempre più a sud.

Potete immaginare lo stupore di quella canaglia di cane d'un marinaio
quando scoprì dopo tanto urlare e morire sette vite ancora
quell'oceano di silenzio.
Ed io galleggio nel mercurio, a passo di danza fra foche e trichechi
e non penso che ieri
ne fossi capace:
è il mio sangue mutato o il suolo che suona fatato?

E poi la tua voce laggiù, aggrappato al telefono fra occhi curiosi
è il vento del sud che mi fa lacrimare o sei tu
la tua voce argentina
che arriva in ritardo e da tanto lontano
non riesco a aspettarla
tanghero maldestro ti pesto le note
le sillabe non riesco a slanciare si incastrano in gola
mi fanno un po' male.

Son qua finalmente, li vedo i guanacos che saltano lungo la linea infinita d'asfalto e sembra
che inseguano nubi immobili e basse ma sempre lontane
non sali lassù
se non t'avventuri e non provi una volta a morire anche tu.

Che idea
provare a morire
in bicicletta impazzita
ti sfugge la vita
tanghero anche tu stai sull'orlo ed è
nostalgia che ti fa tirar via un attimo prima
del bacio
o del precipizio.

Nel bianco di vite rubate
e volti coperti
e pelli straziate
e schiene spezzate
è sempre il momento giusto
per stupirsi
o per morire.
C'è sangue e lo vedi
e ne coli anche tu sulle pietre che calchi
poi guardi laggiù e vedi
è la madre di ogni perduta città
beltà e viltà s'attorcigliano in danze ed è un tango
o un funebre fandango?

Ancora le note
di notte ritornano ed è come se tu
mon amì d'Exupery
volassi ancora una volta come ti vidi tra le nuvole un dì
di fatica e foschia e canti d'amore di periferia
e il mio zaino postale che vola con te
di rotta in rotta rovesciassi su me
nel tuo ultimo volo.