26/11/10

Treno fantasma

26/11/10
Ti sei accorto di quanti anni abbiamo trascorso smarriti per la la città?
Vagavamo ordinatamente disordinati distonici elettronici
brividi che ci attaversavano e noi
dove stavamo andando?

Dev'essere stato quando hanno cominciato a costruire chiese di cemento. Il lamento come può?
uscire
salire
e aggredire il dolore che aleggia
la nuvola di smog che sbeffeggia fra cattedrali di vetro del secolo breve che mai è finito.
Annusi le mani i cani domani saranno lontani da tane scavate nel fango e tu sai
esattamente con cosa hai pranzato soltanto finchè sei seduto. Non c'è quella luce a vergare santità presunta l'istante fissato del cibo eucaristico
abbuffati, non senti il profumo che viene dalla camera da letto diletto è l'istante in cui varchi la soglia c'è lei che t'aspetta sospetta
lo sai che ormai le parole non servano più.

Che posso fare? se non chiederti scusa, del tempo passato a inseguire quel treno fantasma che è in me?

Se solo potesse smettere di fischiare.
Se solo le sirene i clacson le urla della città potessero coprirne lo sferragliare.
Se solo lo smog che aleggia potesse offuscare l'odore acre dei freni.

Era il 1800.
Per le strade suonavano Mozart bambino con l'organetto
puzzava di piscio e tabacco da pipa il vicoletto indeciso
se scivolare verso la prospettiva o risalire in collina per respirare?
Nel fragore d'albe assopite
spazietite frustranti divertite
m'innamorai.
Il bollitore non c'era la cera si dava e si andava scivolando
pattinando le strade di marmo di casa vecchia, a guardare l'oscuro cortile interno, che mi faceva paura. Laggiù era la terra dei topi.
Ed sono finito ad abitare un piano terra e a far loro compagnia.
Per questo ho voluto un gatto che cacciasse e uccidesse
i miei amici.